venerdì 15 marzo 2013

Una strada a sé

« - Uhm! Io dico - interruppe il dottore - che voi avete bisogno di una radicale trasformazione di tutta la vostra vita e, in certo senso, di far violenza al vostro carattere. - Krest'jàn Ivànovic accentuò con forza la parola 'violenza' e si fermò per un momento con aria assai significativa. - Non rifuggire dal far vita allegra, frequentare gli spettacoli e il circolo e, in ogni caso, non esser nemico della bottiglia. Restare in casa non serve... voi non dovete assolutamente stare in casa. 

 - A me, Krest'jàn Ivànovic, piace la quiete - disse il signor Goljadkin dando uno sguardo significativo a Krest'jàn Ivànovic  e cercando evidentemente le parole per esprimere nel modo più felice il suo pensiero – in casa ci sono soltanto io, con Petruška… voglio dire, il mio servo, Krest'jàn Ivànovic. Voglio dire, Krest'jàn Ivànovic, che io faccio la mia strada, una strada a sé, Krest'jàn Ivànovic. Me ne sto per conto mio e, per quanto mi sembra, non dipendo da nessuno. […] Io, Krest'jàn Ivànovic, sono una persona pacifica, come già, mi pare, ho avuto l’onore di spiegarvi, la mia strada però se ne va per conto suo, Krest'jàn Ivànovic. Il cammino della vita è largo…  […] Scusatemi, Krest'jàn Ivànovic, io non sono un maestro di eloquenza.

-Uhm!... voi dite…

- Io dico che dovete scusarmi, Krest'jàn Ivànovic, se io, per quanto mi pare, non sono un maestro di eloquenza- disse il signor Goljadkin con un tono mezzo offeso perdendo il filo e confondendosi. – Da questo lato io, Krest'jàn Ivànovic, non sono come gli altri – soggiunse con un certo sorriso speciale . e non so parlar molto, non ho imparato ad abbellire il discorso. In compenso io, Krest'jàn Ivànovic, agisco; in compenso agisco, Krest'jàn Ivànovic!

- Uhm!... Come dunque… voi agite? […]

- […] Io, Krest'jàn Ivànovic, amo la tranquillità, e non il rumore mondano. Là da loro, dico, nel gran mondo, Krest'jàn Ivànovic, bisogna saper lustrare i pavimenti con gli stivali… - qui il signor Goljadkin strisciò un pochino il piede per terra – là esigono questo, ed esigono anche la freddura… bisogna saper mettere insieme un complimento profumato… ecco quello che là si esige. E io questo non l’ho imparato, Krest'jàn Ivànovic; tutte queste finezze non le ho imparate; non ne ho avuto il tempo. Io sono una persona semplice, senza complicazioni, e lustro esteriore in me non ce n’è. In queste cose, Krest'jàn Ivànovic, io poso le armi; io, parlando in questo senso, le depongo. – Tutto ciò il signor Goljadkin lo disse, s’intende, con una cert’aria che dava chiaramente a capire che al nostro eroe non rincresceva affatto di deporre, in questo senso, le armi e di non aver imparato le finezze, tutto all’opposto anzi. »

"Il sosia", 1866, F.Dostoevskij (dalla raccolta "Racconti e romanzi brevi")



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