giovedì 13 giugno 2013

Indietro nel tempo

Un passo che mi ha molto colpito - e a quanto pare non solo me -  in un libro contemporaneo nomina e descrive dettagliatamente quattro quadri di cui ero ignara. Mi piace molto il senso dell'opera e come è inserita nella vicenda narrata dal libro:

"Poi sono entrato in una saletta in cui c'erano solo quattro quadri, e mi sono ricordato di averli già visti quando ero stato in gita scolastica con la terza media. Sono di Thomas Cole e s'intitolano "Il viaggio della vita" [...]. Sono dei quadri molto leziosi, un po' stupidi. Rappresentano le quattro età dell'uomo: infanzia, giovinezza, virilità e vecchiaia. In ogni quadro c'è una figura su una barca che naviga su un fiume, guidata da un angelo. 
"Infanzia"
Nel primo, Infanzia, c'è un bambino piccolo e la barca spunta da una caverna buia, il grembo materno. È mattino presto e il fiume scorre calmo attraverso una valle idilliaca piena di fiori. L'angelo è sulla barca, in piedi dietro al bambino, e hanno tutti e due le braccia tese verso il mondo a cui vanno incontro. 
"Giovinezza"
In Giovinezza è mezzogiorno e la barca si è addentrata nella bella valle. Il bambino si è trasformato in un ragazzo e sta in piedi, le braccia tese verso il futuro. L'angelo è sulla riva e gli indica la strada come un vigile. Le nuvole hanno la forma di un castello fantastico, circondato dal cielo azzurro. 
"Virilità"
In Virilità le acque del fiume sono furiose, il paesaggio è arido, tutto rocce; il cielo al tramonto è pieno di nuvole temporalesche. Il ragazzo è diventato un uomo, sempre in piedi sulla barca, ma prega a mani giunte mentre la barca punta verso le rapide. L'angelo è lontano, da un'apertura fra le nuvole guarda la barca che corre in avanti. Fa venire i brividi. 
"Vecchiaia"
Nell'ultimo quadro la barca entra dal lato opposto della tela. È difficile dire che ora sia perché il cielo è tutto scuro, c'è solo un fascio di raggi di luce che filtra tra i nuvoloni. È un'ora indistinta fuori dal tempo. Il fiume sta per sfociare calmo in un enorme mare scuro. Nella barca è seduto un vecchio e l'angelo vola proprio sopra di lui, indicando il mare e il cielo bui. In lontananza c'è un altro angelo che guarda giù dalle nuvole. Le mani del vecchio sono sempre giunte, ma non si riesce a capire se sta pregando o se sta implorando l'angelo di salvarlo prima che prenda il largo in quella paurosa oscurità [...].”

Termina qui la parte descrittiva dell’opera (che ho trovato già riscritta sul blog http://chicco1963.blogspot.it/2007/07/il-viaggio-della-vita-opera-di-thomas.html e ne approfitto per ringraziarlo dopo il furto che ho compiuto), ma io mi sono sentita in dovere di riportare anche la parte introspettiva del protagonista, in quanto mi ci sono ritrovata e proprio a proposito di questo libro. 
Lo avevo letto all'inizio del mio primo anno all'università, dopo averlo trovato per caso in libreria e acquistato per un vero e proprio colpo di fulmine letterario. Adesso mi ritrovo a rileggerlo, sul finire della mia carriera da studente, ed è il primo libro cui riservo questo trattamento. Tutto ciò che vorrei aggiungere lo dice quanto segue:

“La prima volta che li ho visti, quando facevo la terza media, ho pensato che erano bellissimi. Sembravano molto profondi [...].
Quando li ho rivisti sono rimasto scioccato, […] mi pareva impossibile che quei quadri melensi fossero in mostra permanente alla National Gallery. E poi ho avuto questa sensazione irrazionale che non fossero sempre stati lì, ma che qualcuno, sapendo che ci sarei andato, li avesse riappesi alle pareti. Una specie di trappola, insomma. Ma sapevo che non era vero, che erano sempre stati in mostra in quei cinque anni, non di più, anche se a me sembrava passata una vita. Non si può andare indietro nel tempo, lo so, ma a me pareva di sì: è sparito tutto, i cinque anni e il mondo, e mi sono sentito come se fossi due persone. Sul serio. Sentivo quello che avevo provato a tredici anni e quello che provavo in quel momento […]. E poi mi sono agitato perché ho capito che volevo essere nell'ultimo quadro, Vecchiaia, nella barca che andava verso il buio. Volevo saltare quella della Virilità. L’uomo adulto era terrorizzato e non riuscivo a capire che senso aveva il suo viaggio: perché affrontare quelle rapide infide, su un fiume che sarebbe  comunque finito nell'oscurità, nella morte? Io volevo essere nella barca insieme al vecchio, con tutti i pericoli alle spalle e  l’angelo accanto che mi guidava verso la morte. Volevo morire.”

"Un giorno questo dolore ti sarà utile", Peter Cameron, pp.120, 121, 122; edizione Adelphi